Non è il primo episodio di questo tipo, quello avvenuto a Roma . E, a volerlo analizzare, può indurre a riflettere su moltissime cose.
Indubbiamente induce a riflettere su un mestiere malato.
Malato perché la moda, la facilità dell'esame al sud fino a una dozzina di anni fa (una sorta di surrettizia cassa per il mezzoggiorno, madre di ogni più squallido business) ed il folle valore del titolo per fare tutt'altro hanno fatto in modo che oggi si sia clamorosamente in troppi, generando uno sbilanciamento tra offerta e domanda che è sotto l'occhio di tutti, e che genera la stragrande maggioranza dei problemi che affliggono la professione...
Malato perché oggi il cliente tende a non fidarsi, un po' per la tipica "saputellaggine all'italiana" di chi ascolta forum o naviga in rete e ritiene di saperne più di un professionista.
Malato perché quello che facciamo sembra sempre più impalpabile, etereo, non materiale....: dal falegname non esci senza il tuo mobile, e paghi quando lo ritiri, dal Notaio non esci se non hai pagato (altrimenti lui, giustamente, non firma gli atti), ecc.... Dall'avvocato fanno a gara i "poi vediamo" con i "se ce n'è per me ce n'è anche per lei", appena seguiti dai "poi facciamo tutto alla fine" e dai "per ora grazie". Ma, di fatto, si esce, il più delle volte, senza aver pagato (tanto, se ti impunti, nell'arco di dieci metri dal tuo studio c'è uno che non si impunta...).
Malato perché, appunto, una categoria di oltre 240.000 iscritti non può fare certo cartello, ma non fa neanche quello che dovrebbe: una difesa di categoria organica e seria. E non cinquecento associazioni primadonnesche, feudi di potentini locali tragicomici degni delle migliori caricature di Sordi.
Malato perché, e qui dobbiamo recitare qualche mea culpa, essendo entrato chiunque, purtroppo oggi la scena è abitata da un'infinità di soggetti indifendibili e impreparati.
E malato perché l'avvocato risponde, indirettamente, del pianeta giustizia dove funziona tutto poco e male. Con tempi biblici e decisioni che spesso seguono il "consueto schema a vanvera" (cit). Il problema di spiegare le cose (comprese e soprattutto quelle di cui non si ha alcuna responsabilità) è poi tutto sulle spalle dell'avvocato (che spesso trova a dover essere pagato per un oggettivo "nulla di fatto" non certo dipendente da lui).....
Dunque, non sappiamo le vere, e comunque ingiustificabili, ragioni della minaccia col coltello di Roma...: ma sappiamo che nessuno può e deve lavorare gratis, e che, per dare un imput che dovrebbe tramutarsi nell'unico "cartello" approvabile e da attuarsi subito, bisognerebbe seguire lo schema dei tariffari ed andare per fasi anche nella parcellazione: se non hai pagato la precedente non ti assisto nella successiva.
Un primo timido passo, ma se lo facessimo tutti ci sarebbero molti effetti positivi, soprattutto per la credibilità e l'onorabilità della professione.
LB

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