niente assegno per il coniuge se il matrimonio è (sfacciatamente) d'interesse



Il Tribunale di Roma si è pronunciato in un caso di matrimonio di interesse che potremmo definire "sfacciato"....: lui ricco ma malato, lei che non vive mai con lui e, come non bastasse, inizia palesemente una relazione con un'altra persona.
Dunque, violazione pacifica di due requisiti del cosiddetto contratto matrimoniale: l'obbligo di convivenza e quello di fedeltà.
Perché sottolineiamo il dato della sfacciataggine?
Perché in rete si son già letti titoli di altrettanto sfacciato semplicismo: cose quali "niente assegno se il matrimonio è d'interesse".
Ovviamente, le cose sono più complicate (come il popolarissimo, di questi tempi "niente più assegno per la moglie che non ha voglia di lavorare", che abbiamo già esaminato, in altro post, non essere proprio così...).
Perché vi sia l'addebito (forma -anche giustamente- costantemente smussata dalla Cassazione, in questi anni) la violazione del contratto matrimoniale deve essere palese, pacifica, provata ed anche portante un dato di "umiliazione" per il coniuge che la subisce.
Dunque, nessun "evviva" o "è fatta": l'addebito resto operazione dall'alea enorme, dalla durata e dai costi invece certi (se un avvocato fa una dichiarazione così autolesiva, va creduto....).

Certo la sentenza di Roma (qui i dettagli) nasce da una situazione "limite", nella quale non era ipotizzabile una via d'uscita soft per il coniuge "inadempiente".

Ma ogni situazione fa, ovviamente, stato a sé, e le informazioni vanno richieste a chi conosce il settore, non ascoltando le dichiarazioni iperboliche della Rete.

LB

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