figli adulti e disoccupati: la Cassazione comincia a criticare i "bamboccioni".....


Potremmo dire "finalmente"!
Ma i passi da fare sono tanti e sicuramente saranno da farsi con un intervento legislativo e non a botte di sentenze (spesso contraddittorie ed incoerenti).

Il problema, di fondo, è uno e uno soltanto: in Italia quando un adulto si può dire adulto?

Siamo celebri, soprattutto e per fortuna nel passato, per le sentenze sul mantenimento al quarantenne che non trova un lavoro confacente alla sua indole, ad assegni defunti che riprendono vita, ecc... (ma d'altra parte cosa pretendiamo da una giurisprudenza che più volte ha tutelato i diritti dei mafiosi latitanti....?)....; ed è assolutamente ora che si cambi linea.

Chiunque di noi sa che all'estero si "diventa adulti" prima, con oneri a carico degli ascendenti ben più smussati rispetto ad un diritto permeato dalla struttura famigliare piramidale all'italiana.

Bene, è ora di capire che ad un certo momento della vita un adulto è un adulto, se è disoccupato deve cercare, prima d'ogni altra cosa, di non esserlo più (lapalissiana verità solo apparentemente semplicistica) e che "l'assegnino del papi" non può e non deve tenere il posto di uno stipendio (né reale né, aggiungo, potenziale).

Nella sentenza in discorso (approfondimento qui ) si ha avuto l'ardire di chiedere l'aiutino agli zii.....

Nella stessa sentenza interessante è la conferma che la domanda in punto assegnazione della casa coniugale non può essere proposta dal figlio divenuto maggiorenne (sui figli maggiorenni, anche indipendenti economicamente, che rimangono italianamente in eterno nella ex casa coniugale con mammà andrebbe aperto un altro libro.....lo faremo in altra sede)....

LB

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