Questa sentenza della Cassazione, la n. 7708 del 2016, confermando la sentenza d'appello che aveva smentito quella di primo grado (quindi si tenga presente...: giudizi non unanimi, ergo rischi e costi), ha sancito un principio che chi fa il nostro mestiere conosce benissimo: il cliente va informato, non persuaso con ogni mezzo.
Ma, aggiungo io, il confine tra la persuasione e il "coricarsi" su una linea difensiva della quale non si è del tutto convinti è labilissimo, e rischiosissimo.
In sintesi, ribadisco l'idea che ho sempre avuto (chi mi conosce lo sa)...: il cliente che non ti segue, che non è convinto della tua linea difensiva e che rimane (cocciutamente) della propria (non tecnica) opinione, va gentilmente accompagnato verso altri lidi.
Si perdoni la battuta, ma se siamo convinti che il cliente sia potenzialmente perdente, non diventa potenzialmente vincente per il mero racconto di un caso simile riportatoci da "Forum", da sommarie (se non somare) letture su internet o da fantomatiche discussioni on line dell' "avvocato che risponde"....
L'obbigo di informazione, ovviamente, è sacrosanto, tanto quanto è inopportuno l'eccesso di persuasione, che è quasi una forma di accanimento terapeutico....: ma teniamo sempre conto della pericolosità delle linee sottili che separano l'informazione e l'accondiscendere ad una linea difensiva nella quale non si crede o che si considera percentualmente perdente (nel qual caso, come già detto, o si rinuncia serenamente al cliente, o è opportuno fagli sottoscrivere un nostro parere sulla vertenza, con ben chiare le ipotesi che si credono più realistiche).
LB
per approfondimenti
http://news.avvocatoandreani.it/articoli/avvocati-obbligo-di-informativa-non-impone-un-dovere-di-persuasione-del-cliente-103091.html

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