padri separati nuovi poveri: qualche riflessione





Periodicamente torna all'onore delle cronache qualche dato (peraltro, gli ultimi, allucinanti) sulla situazione personale ed economica dei padri separati.
Mi permetto qualche riflessione, vedendone ed assistendone parecchi (mi capita molto spesso di stare anche dall'altra parte, cercando più che altro di portare un barlume di buon senso in quelle che troppo spesso sono pretese semplicemente irreali....).
Il principio è, per essere semplici e cavarcela con un'immagine tradizionale, quello "della coperta".
Quante volte mi è capitato, in udienza, di cercare di far capire (alle controparti, ovviamente invano, ma al giudice spesso con successo) che non è urlando o portando dati infamanti, e spesso non provati, che si allungano le coperte.
Possiamo tirarla quanto vogliamo, ma la coperta è lunga quel che è.
Quante volte ci è capitato di sentire richieste che superassero l'entità del guadagno del marito/padre, certificato (fino a prova contraria) dalla dichiarazione dei redditi.....? Ancora pochi giorni or sono una collega chiedeva , per la sua cliente, un assegno (cinquemila euro mensili) che superava, da solo, di gran lunga la disponibilità mensile del mio assistito.
E questo capita non dico giornalmente, ma quasi. Richieste folli condite ad arte per ottenere una somma che, pur decurtata, il più delle volte rimane irrealistica ed inaffrontabile. Perlopiù costantemente gravata dall'universo magmatico delle "spese straordinarie" (dio benedica i protocolli, almeno fan chiarezza) e di tutte le spese indirette immaginabili (es: se il giudice ti assegna una casa  per la quale sto ancora pagando il mutuo, l'assegno è indirettamente ingigantito, altroché: e non ci si nasconda dietro il valore economico della stessa assegnazione della casa famigliare, che è principio più smentito che confermato in concreto.....).
Insomma, il risultato, anche al netto di qualche profitto in nero che nella maggior parte dei casi è di mera sussistenza (dell'evasione di sussistenza, maggioritaria, parla la Corte dei Conti, non io....), è che gran parte dei padri separati non riesce a stare dentro spese di mera sopravvivenza. E, nel migliore dei casi, ricorre ai risparmi (che prima o poi finiranno) della famiglia, o (quante volte mi è capitato di sentirlo....) scaldano solo una o due stanze della casa per risparmiare, e fanno (poca) spesa al discount.
Altri, perduta ogni alternativa più dignitosa, vanno alla mensa della Caritas.
Soluzioni......?
Difficilissime, e ci sarebbe da parlarne per un libro almeno, e non solo per la lunghezza di un piccolo articolo di blog.....
La prima e la più importante che mi viene in mente si chiama "principio di realtà", in cui dovrebbero fare un bagno virtuale molti magistrati e molte madri/mogli: la separazione impoverisce. Tutti.
E dunque andrebbe rivisto razionalmente ed in maniera estremamente concreta il principio del tenore di vita goduto durante il matrimonio, che dovrebbe diventare ipotesi residuale e non paritetica alle altre per la formazione degli assegni di mantenimento.
Nella società odierna, in piena e gravissima crisi economica (ancora gravissima...: non credete alla fuffa propagandistica di governicoli di qualsivoglia colore), col costo della vita ingigantito, solo una minima percentuale di persone possono permettersi il mantenimento del tenore di vita precedente: perché "precedente" oggi vuol dire precedente la crisi non solo coniugale, ma anche e soprattutto sociale ed economica.
Ed anche i figli (chiudo con una provocazione) sono chiamati ad un bagno di realtà: la nostra vita è condita da esigenze carissime ma spesso velleitarie, e ricalibrare voglie e vizi sarà un'esigenza, un obbligo, più che una scelta.

Il discorso, ovviamente, continua............

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