Sono recenti alcune pronunce che hanno dato un valore di un certo peso all'invasività delle suocere e al "mammonismo" dei maschietti.
La pratica giornaliera, nel diritto come ovunque, mette a dura, durissima prova la critica ai luoghi comuni......
Vale il discorso della drammatica (intimamente drammatica, per relativisti che vorrebbero esser iper razionali come noi....) conferma quotidiana della verità dei proverbi...
Eppure, ogni volta che ricevi coppie, e ormai penso si sia superato il migliaio di individui (almeno), ritrovi, con piccolissime modifiche, gli stessi problemi e gli stessi vizi.
Inutile negarlo (e negarselo)...: diversissimi principalmente per genere.
Quando l'uomo è generalmente mammone, tendenzialmente assente, convinto che l'apporto economico aggiusti qualunque cosa, la donna, semplicemente, ha un solo criterio valutativo per (quasi) ogni cosa: il danaro (ovvero, tradotto psicologicamente, la sicurezza).
Detta così pare essere brutale e semplicistica. Ma se esci in strada e ci sono venti gradi, è inutile (e stupido) dire che ce ne sono 15, o 25.
E' l'antico ed abusato discorso dei fatti che non devono disturbare le opinioni. E purtroppo, una visione superficiale e sloganistica dell'uguaglianza di genere porta a dire (e spesso pensare) banalità tanto rassicuranti quanto, purtroppo, drammaticamente lontane dal vero.
E, finalmente, la Cassazione se ne è accorta, dando al "mammonismo" di certi uomini un peso sufficiente a determinare anche l'addebito della separazione (nonché altre conseguenze....: si veda qui per un interessante elenco di pronunce).
Ed anche quando sancisce la non natura dell'assegno divorzile come vitalizio, dimostra di essersi altrettanto resa conto della diversa natura femminile.
Dunque, problematiche e difetti diversi, per genere. Realtà diverse. Mondi diversi.
Al diritto non spetta il compito di costruire monumenti alle banalità rassicuranti, ma costruire solide regolamentazioni (possibilmente ben fatte) della realtà.

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